Mi chiede mia mamma: “Ma te, che sei un po’ dentro a questo mondo di affari di banche, bisnès, e operazioni e mica operazioni, io, questa crisi, cos’è che succede? Che io e il tuo papà un po’ di apprensione ce l’abbiamo, per quei due soldini che siamo riusciti a mettere da parte, tutta la vita che lavoriamo.”
– “Mamma”, le dico io, molto deciso.
– “T’ascolto, dimmi.”
– “Sta’ buona.”
– “Eh, sta buona. E il Mibtel e il Mabtel e il tasso e l’Unicredito. Alle otto c’è il tigì. Altro che sta buona. Fame ciamà lo zio che lui queste cose le sa.”
Il fatto è che, di questa crisi, io grosse conseguenze non ne ho viste. Il solo effetto tangibile che sto sperimentando è la presenza costante di Giovannino – esperto di project finance, allo stato senza lavoro – nella mia stanza. Anche stamattina è venuto a chiedere supporto: ha tra le mani una ragazza.
– “Dove la porto?”, ha chiesto.
– “Eh, Giovannino, dove la porti? Questa è una faccenda delicata. Tu. Un appuntamento. Con una donna poi. Bisogna andarci cauti.”
– “Pizza?”
– “No, pizza no”, ho detto. “Troppo dimesso.”
– “Sushi?”
– “No, sushi no. Troppo banale.”
– “Thailandese?”
– “No, thailandese no. Troppo pretenzioso.”
– “E dove la porto allora ’sta qua?”
– “Te l’ho detto, pensiamoci bene. Un posto semplice, ma romantico, d’effetto, che ti dia qualche chance. Un posto originale, insomma.”
– “Il minigolf”, ha urlato Nicola, spuntando da dietro la porta.
Giovannino l’ha guardato. Anch’io l’ho guardato. Nicola ha detto sì con la testa, con grande entusiasmo. Una pausa, poi Giovannino è trnato a voltarsi verso di me.
– “Messicano?”.
– “No, messicano no. Poi ti puzza l’alito. E domani c’hai pure i bruciori.”
– “Di un po’, ma lo stai facendo apposta?”
– “Guarda Giovannino. Prima domanda da farsi: è un’uscita innocente o hai in mente cose?”
– “Ho in mente cose. Altrochè.”
– “Ah sì?”
– “Lingua e mani dappertutto.”
– “Almeno”, ha detto Nicola.
– “Almeno”, ha confermato Giovannino. “E poi bodobòm.”
– “Bodobòm?”
– “Eee-satto”, ha detto piegandosi verso l’angolo della scrivania di fronte alla mia, “bodobòm”. E, mezzo chinato sul tavolo, ha cominciato ad agitare il bacino avanti e indietro e avanti e indietro e ha tirato fuori la lingua, roteandola nell’aria, mentre ripeteva ossessivo: “Bodobòm bodobòm bodobòm”.
Pareva indemoniato.
– “Sì, sì, sì”, gridava esagitandosi.
Rideva.
Anche Nicola rideva.
Anch’io ridevo.
Fino a quando il colpo di un codice civile sbattuto sulla scrivania ci ha zittito.
– “E basta però”, ha urlato Miriana, la mia giovane compagna di stanza, “che schifo”.
Si è alzata di scatto ed è scappata fuori dalla stanza. Ci siamo guardati tutti, in silenzio, perplessi.
– “Ma che è pazza?”, ha detto finalmente Giovannino continuando a muoversi, ma sempre più lentamente, fino a fermarsi.
– “Beh, Giovannino. Le stai sodomizzando la scrivania. Per di più sotto la foto di Padre Pio.”
– “Ah, questo è Padre Pio. Pensavo il mago, quello di Harry Potter.”